La festa, che appartiene alle grandi feste stagionali legate al ciclo della natura, nelle motivazioni fondamentali e nei suoi tratti essenziali è rimasta identica a quella antica: la credenza religiosa, la grande devozione fideistica, la partecipazione popolare alla festa quale rito collettivo. I festeggiamenti iniziano la sera del 27 giugno con “a sirata a villa”: all’interno del giardino pubblico, appositamente addobbato con illuminazioni a fantasia floreale, si svolge un concerto di musica leggera che allieta il passeggio nei lunghi viali alberati. Ma è nel tardo pomeriggio del 28 che i festeggiamenti entrano nel vivo, quando dalla Basilica di S. Paolo, parte il tradizionale giro di gala: gli stendardi, il labaro di legno dorato e le insegne del Santo Patrono, accompagnati da bande musicali, sbandieratori, dal picchetto storico a cavallo oltre che da numerosi membri del comitato e dai più affezionati “sampaulisi”, compiono un trionfale giro per le vie del paese. Il momento più atteso del giorno della vigilia è un grande avvenimento sacro : “a sciuta ra cammira”. La svelata della veneratissima statua di San Paolo, che viene accolta dalle acclamazioni di giubilo dei devoti “E cchi siemu tutti muti Paulu di la vita Patronu” “viva San Paulu” “viva lu Gran Patronu”. -28 giugno ore 20.30 – Basilica di San Paolo 29 giugno; all’alba cominciano i preparativi per l’uscita delle tredici. La profumatissima lavanda, che a Palazzolo viene detta “spica ri San Paulu”, che viene offerta in gran quantità al Santo e benedetta viene distribuita in piccoli mazzi ai fedeli. Verso le nove si muove “u carrettu ro pani”, che, adorno di spighe, trainato a mano per le vie del paese, raccoglie le tradizionali “cuddure”, grandi pani votivi decorati con uno o più serpenti a rilievo, che benedette vengono poi vendute all’incanto nel pronao della chiesa. Un corteo di cavalieri accompagna la raccolta del pane per le vie principali della cittadina. Sagrato Basilica di S. Paolo benedizione degli animali. Ma il momento più importante della festa, atteso e preparato per un intero anno è l’uscita delle tredici “a sciuta”.Alle ore tredici in punto la “vara” della reliquia compare e sul sagrato fioccano dall’alto timidamente i primi grappoli di “nzareddi” accompagnati dallo sparo di un filo di maschetteria. ….appena S. Paolo attraversa l’elegante portale barocco e compare sul sagrato, il rito si compie: il cielo si spacca in un fragore infernale, dai piani alti della facciata cento bocche di fuoco lanciano a più raffiche una tempesta di “nzareddi” che per alcuni secondi coprono tutto. S. Paolo ricompare in tutta la sua imponenza alla fine della scalinata. ….durante tutto il giro si ripete il rito della denudazione dei bambini; sono per la maggior parte neonati e vengono offerti al santo, issati sulla vara quasi a sfiorare la statua, per una grazia ricevuta o per implorarne la protezione. I fercoli vengono portati da un centinaio di uomini che, per adempire ad un voto, offriranno le loro spalle nude a sorreggere il pesante carico. e seguite da una lunghissima teoria di donne scalze. La processione diurna, compie il giro di quella che era la Palatiolum medievale.
La sera, all’imbrunire, si svolge una seconda processione. In tarda serata a conclusione della processione, viene sparato “u fuocu” uno straordinario spettacolo pirotecnico. Dopo le placide girandole con i loro colori e sibili, con la magia con quale sanno all’improvviso manifestarsi in nuove forme e colori, inizia un grande spettacolo pirotecnico : sbruffi, napoletane, copi a sfera, giapponesi solcano il cielo in tutte la direzioni, creano effimeri arabeschi di fuoco che illuminano nel loro susseguirsi di colori le volute barocche della chiesa, la piazza, i palazzi circostanti.
Nessun commento:
Posta un commento